Scegliere un iPhone quest’anno non è affatto semplice: Apple ha messo sul piatto non solo quattro differenti modelli, ma lo ha fatto anche con tempistiche differenziate e portando all’interno della gamma diverse novità. Il modello che abbiamo deciso di recensire per primo è l’iPhone 12 Pro: ha il Dolby Vision, ha il Lidar, ha più memoria, ha una fotocamera in più, il tele da 52 mm. L’iPhone 12 Pro è sicuramente il modello sulla carta più adatto per chi ritiene che foto e video, in uno smartphone, siano fondamentali.

Rispetto allo scorso anno però ci sono diverse considerazioni da fare: la prima è che l’iPhone 12 è uno smartphone decisamente più simile all’iPhone 12 Pro di quanto lo fosse l’iPhone 11, in relazione ovviamente al modello Pro.

Lo scorso anno l’iPhone 11 aveva uno schermo LCD, aveva cornici più spesse ed era più grande dell’iPhone 11 Pro, quest’anno invece l’iPhone 12 ha lo stesso identico schermo dell’iPhone 12 Pro, lo stesso design, lo stesso processore e un prezzo decisamente differente: 1.189 euro contro 939 euro.

Sono 250 euro di differenza, e per risparmiare 250 euro si deve rinunciare al teleobiettivo e alla modalità notte sui ritratti, alla registrazione in Dolby Vision fino a 60 fps, l’iPhone 12 si ferma a 30 fps, al sensore Lidar, a Pro RAW, al corpo in acciaio e a 64 GB di storage. Si potrebbe discutere sull’importanza di ognuna di queste funzionalità, il problema è che aggiungendo solo 100 euro tra poco meno di un mese si potrà avere tra le mani l’iPhone 12 Pro Max che, da specifiche, è un prodotto migliore in rispetto all’iPhone 12 Pro da 6.1” anche se più grande.

Lo scorso anno il divario tra il Pro e il Pro Max non era affatto marcato come lo è quest’anno: il sensore principale più grande, stabilizzato nel corpo come in una mirrorless, e il nuovo tele da 65mm con pixel più grandi sono due cose che difficilmente chi basa la sua scelta sulla qualità delle foto e dei video vorrà sacrificare. Non sappiamo se ci sia una strategia nella scelta di Apple di diversificare i lanci o se sia una semplice questione di supply chain, ma siamo abbastanza certi che se oggi nei negozi ci fosse l’iPhone 12 Pro Max insieme all’iPhone 12 Pro da 6.1” la quasi totalità delle vendite verrebbe realizzata dal modello più grande.

Ritorno al futuro: in veste moderna ecco il design più apprezzato

Il design è come sempre soggettivo, ma Apple è riuscita in un solo colpo a centrare due obiettivi: riprendere la linea dei modelli più apprezzati di sempre della gamma iPhone, iPhone 4 e iPhone 5 e allo stesso tempo uniformare lo stile a quello di iPad Pro, iPad Air e del Pro Display XDR.

Perfettamente squadrato, da tenere in mano l’iPhone 12 Pro non è comodo come i modelli più recenti, lo spigolo vivo tra le dita si sente, ma la sua forma offre una presa decisamente più sicura.

Lasciarselo scappare tra le mani è difficile, e se dovesse capitare Apple è convinta che grazie al nuovo ceramic shield lo schermo resterà intatto. Sempre che l’iPhone non cada da una altezza eccessiva, ma questo è abbastanza ovvio. A nostro avviso più che lo schermo durissimo, e particolarmente resistente anche ai graffi, a proteggere l’iPhone durante le cadute è la scocca che abbraccia il vetro: il bordo in acciaio protegge il vetro su tutto il perimetro, sia sul fronte che sul retro. L’acciaio cromato ai bordi è sempre decisamente sensibile alle ditate, ma nei colori più scuri non si notano troppo. Il vetro satinato sul retro, al contrario, è un vero toccasana per chi odia usare una cover: non lascia un’impronta.

La dimensione del telefono, in termini di maneggevolezza, è perfetta: non troppo grande ma neppure troppo piccolo, con un peso che è identico a quello dell’iPhone 11 Pro dello scorso anno dotato però di uno schermo leggermente inferiore come dimensioni. La cura costruttiva non si discute: qualità dei materiali, finiture impeccabili, giuste scelte cromatiche, Apple si fa pagare cara i suoi gioielli ma l’iPhone non delude.

La differente struttura, con i vetri incastrati nella cornice d’acciaio, usa guarnizioni piccolissime per le giunzioni, più piccole di quelle usate lo scorso anno per abbinare la scocca dell’iPhone 11 al vetro curvo ai bordi. Questo ha permesso a Apple di migliorare anche la resistenza alla pressione esterna, e nonostante sia sempre IP68 questa volta la certificazione garantisce l’immersione fino a 6 metri per 30 minuti e non a 4 metri. 2 metri di differenza non sono pochi, l’aumento di pressione sulle giunture e sulle guarnizioni è consistente.

Lo schermo è eccellente, ma a fare la differenza è come viene usato

Lo schermo dell’iPhone 12 Pro è un Super Retina XDR da 6.1”. E’ lo stesso identico schermo usato anche sull’iPhone 12, ed è uno degli schermi più belli che si possano avere su uno smartphone. Con 2532×1170 pixel di risoluzione la definizione sale a 460 punti per pollice, e l’immagine è talmente compatta che non si può neppure parlare di pixel, non si ha proprio la percezione che l’immagine sia composta da piccoli punti.

L’uso di materiali di qualità si percepisce quando sfioriamo lo schermo con il dito: scivola via dolce, con un perfetto trattamento oleofobico, il polpastrello sembra quasi attaccato all’immagine e il vetro ha una trasmissività talmente elevata che sembra quasi non avere spessore.

Ottimo il trattamento anti riflesso: con 800 nits di luminosità media e 1200 nits di luminosità di picco questo schermo è luminosissimo e chiaro in ogni situazione, ha un contrasto incredibile e una gamma dinamica ampissima. Apple non delude sulla calibrazione, quasi perfetta, con la gamma cromatica P3 coperta quasi per intero e una precisione vicina al 100% per lo spazio colore sRGB. I valori di luminosità misurati sono vicini a quelli dichiarati.

A fare la differenza come sempre sono le piccole cose: oggi, dopo tanti anni, non c’è nessuno smartphone nel mondo Android che rispetta lo spazio colore delle applicazioni e dei contenuti, tutto viene gestito in modo casuale o con scelta da parte dell’utente. Sull’iPhone è diverso: le foto scattate in Wide Color vengono riprodotte sullo schermo in Wide Color, i video in HD vengono riprodotti nello spazio colore rec709 e quelli in 4K nel rispettivo spazio. Ci teniamo a sottolineare queste cose perché nel mondo dell’audio, del video, della fotografia e dell’immagine esistono degli standard che andrebbero rispettati, e oggi Apple è l’unica che sembra farlo.

Il notch c’è. Sarà anche vecchio per qualcuno, ma distingue l’iPhone da telefoni tutti uguali

Una nota sul 120 Hz: da mesi riteniamo che i 120 Hz su smartphone siano una cosa superflua: la differenza si vede, inutile negarlo, ma il vantaggio di una vista appagata dalla fluidità dell’animazione non basta per compensare l’indubbio calo dell’autonomia che si ottiene passando ai 120 Hz. Inoltre comporta diversi problemi collaterali, che spesso non vengono considerati.

L’assenza dei 120 Hz non lo vediamo un difetto sull’iPhone come non l’abbiamo mai considerato un pregio su altri telefoni. Piuttosto si potrebbe recriminare l’assenza, nel menu accessibilità, dell’impostazione che permette di ridurre lo sfarfallio dell’OLED quando la luminosità è bassa, sfarfallio dovuto alla gestione dello schermo in PWM. Non ha impatti sulla batteria, e risolverebbe un problema serio alle poche persone che soffrono questa situazione e che trovano fastidioso guardare lo schermo dell’iPhone mentre si è a letto, a luci spente. Il DC Dimming avrebbe conseguenze negative sulla qualità dell’immagine, ma sarebbe comunque una scelta volontaria e opzionale. Qui sotto l’iPhone 12 a due diversi livelli di luminosità, con lo schermo pilotato in PWM.

La mancanza del DC Dimming è strettamente legata anche all’assenza dei 120 Hz: Google, per chi ha buona memoria, ha abilitato i 90 Hz sul Pixel 4 solo al raggiungimento di una determinata soglia di luminosità perché a causa della gestione PWM del display, con lo schermo a bassa luminosità, un refresh elevato oltre a variare il gamma creava anche problemi di artefatti. Mentre molti produttori si disinteressano totalmente di questi aspetti, convinti che tanto una variazione di gamma non viene percepita da un utente, per Google e crediamo anche per Apple, molto precisa nel rispetto dell’immagine, scendere a certi compromessi è inaccettabile.

Scalda pochissimo e il processore è una scheggia

iPhone 12 e iPhone 12 Pro usano entrambi il nuovo processore Apple A14: 64 bit, produzione con nodi a 5 nanometri, è un piccolo mostro da quasi 12 miliardi di transistor. Il modem 5G è esterno, fornito da Qualcomm, e non partecipa quindi al calcolo.

Sul processore non c’è molto da dire: scalda meno dell’A13 durante operazioni pesanti, come l’encoding di un video 4K con iMovie, ed è ovviamente più veloce del modello precedente. Potremmo tediarvi con i classici benchmark, ma oggi su un iPhone i benchmark della CPU e della GPU contano sempre meno: parte dei carico di lavoro si sta spostando verso quello che è il processore neurale e verso gli acceleratori dedicati ai singoli task. Crediamo che i benchmark siano totalmente fuorvianti nel restituire quelle che sono le performance reali di un processore dove CPU e GPU usano la metà dei transistor disponibili. Nell’encoding video, nella ricerca delle foto all’interno della galleria, nell’editing fotografico e in tante piccole operazioni quotidiana vengono usati processori specifici, fatti appositamente per quello scopo. Con un framework dedicato scritto proprio per sfruttarli nei migliori dei modi.

L’iPhone 12 Pro è una scheggia, in ogni situazione, come già era una scheggia l’iPhone 11 Pro. Parlare di velocità su un’iPhone, come su ogni smartphone di fascia alta, è ormai irrilevante.

Nel telefono Apple ha messo 128 GB per lo storage e 6 GB di RAM. La disponibilità di memoria non ha mai rappresentato un grosso problema su iOS, ma l’iPhone 12 Pro ha un qualcosa che potrebbe far sembrare i 6 GB di RAM pochi.

Stiamo parlando del Lidar: le app che effettuano scansioni con il Lidar tengono in memoria tutti i punti e salvano anche le texture, e la scansione ad alta risoluzione di una intera stanza può arrivare a pesare anche 3 GB. Lo smartphone non sempre riesce a caricare in memoria le scansioni più pesanti, e talvolta qualche app di scansione 3D va in crash. Nulla di serio, per due motivi: lo sviluppatore che ha fatto l’app, da noi contattato, ci ha detto che sta lavorando per risolvere il problema magari limitando i dati che il Lidar può raccogliere, e soprattutto stiamo chiedendo all’iPhone di fare un lavoro che richiede una enorme potenza di calcolo e una quantità enorme di memoria. Lo stiamo trattando da workstation.