In molti casi il prezzo di una cuffia è legato alla qualità di quel piccolo diffusore, ma la qualità non è affatto legata al costo: produrre il trasduttore di una cuffia da 2.000 euro non costa molto di più di produrre il trasduttore di una cuffia da 200 euro. Prendiamo ad esempio la Focal Clear Professional, 1.500 euro di cuffia: tolto il telaio, tutto si riduce ad una coppia di trasduttori da 40 mm in con bobina in rame che non offrono alcuna complessità produttiva. Focal avrebbe potuto venderle a 200 euro guadagnandoci lo stesso, ma ha deciso che 1.500 euro sono il giusto prezzo per quel tipo di cuffia, e preferisce venderne di meno tenendo alto il livello e l’immagine.

Abbiamo fatto questa premessa perché una cuffia è uno di quei prodotti che non ha un prezzo fisso: ci sono ottime cuffie da un centinaio di euro e ci sono ottime cuffie che costano dieci volte tanto, e non perché produrle costi molto di più ma per lo “status” che il produttore ha deciso di dargli.

Quando Apple ha lanciato le AirPods Max a 629 euro il prezzo è apparso subito esagerato: la maggior parte delle cuffie a cancellazione del rumore senza fili, proposte da altre aziende consumer, ha un prezzo mediamente più basso. Eppure siamo davanti, come abbiamo visto, ad un mercato dove il prezzo può essere deciso da un produttore in modo arbitrario: se Apple ha scelto 629 euro è semplicemente perché era sicura che a quel prezzo le avrebbe vendute, e anche bene. Come sono sicure di vendere cuffie da 1.000 euro aziende come Focal, Sennheiser, Beyerdynamic e Grado: hanno il nome, hanno una storia e offrono ovviamente un prodotto di qualità che non ha rivali nel suo segmento che è quello dell’audio hi-fi.

Come non hanno rivali le AirPods Max se guardiamo all’abbinamento con i prodotti Apple: si può comprare una Sony o una Bose, spendendo meno, ma non si ottiene la stessa esperienza.

Le AirPods Max, e con loro tutte le cuffie attive bluetooth Noise Canceling,  sono ovviamente molto più sofisticate di una cuffia hi-end passiva: hanno 8 microfoni disposti su tutta la scocca, un processore a 10 core per ogni padiglione, una struttura interna che ogni ingegnere, guardando le foto pubblicate da iFixit, definirebbe “pornware” dalla impressionante cura costruttiva, ma restano comunque prodotti “semplici”. Non “ignoranti” come le cuffie a filo, ma semplici.

Se il prezzo sia giusto o sbagliato lo dirà il mercato. Mercato che dovrà valutare anche le altre scelte fatte da Apple nella creazione delle sue prima cuffie, scelte che potrebbero apparire discutibili come il design particolare o la decisione, voluta, di non inserire un ingresso jack. Nessun errore però, siamo certi che Apple volesse proprio questo.

Belle o brutte, sono le uniche cuffie che si distinguono nel mucchio

Il design delle AirPods Max è effettivamente particolare, e come sempre divide: qualcuno le trova orribili, “sembrano panini sulle orecchie”, altri le trovano geniali. Altri ancora le trovano pienamente “Apple”, e noi siamo di questo partito: le AirPods Max sono diverse da ogni cuffia sul mercato come linea estetica, si fanno notare. Siamo davanti al classico prodotto che, quando uno le vede indossate, esclama: “quelle sono le cuffie Apple”. Crediamo che a Cupertino abbiano giocato molto su questo: le AirPods Max dovevano essere subito riconoscibili e dovevano essere cuffie uniche nella linea stilistica, almeno fino a quando non arriverà qualche produttore che proverà a copiarle. Pochi minuti dopo il lancio delle AirPods su internet apparsero migliaia di meme che prendevano in giro la forma: “sembrano spazzolini“, “ma chi li mette quei cosi“. Sappiamo poi come è andata a finire.

Prima abbiamo parlato del prezzo delle cuffie, e nel caso delle cuffie di fascia alta, quelle che vengono fatte pagare più di 1000 euro, spesso questo prezzo viene giustificato con una lavorazione quasi certosina dei materiali e la ricercatezza di questi ultimi. Si usa la pelle per i cuscinetti e l’archetto, si usano materiali di qualità e c’è una lavorazione manuale in molte fasi, come le cuciture o la lavorazione dei padiglioni.

Le AirPods Max non sono ovviamente fatte a mano, ma tenendole tra le mani ci si accorge di tanti piccoli dettagli che aiutano a giustificare il costo. L’uso dell’alluminio in un pezzo unico, sagomato in modo particolare, permette di avere padiglioni che resisteranno nel tempo molto più dei normali padiglioni in plastica o legno. Tra un paio d’anni non ci stupiremmo di trovarci davanti a cuffie, usate tutti i giorni, che appariranno ancora nuove.

Lo snodo che aggancia l’archetto al padiglione, in acciaio, offre una lavorazione meticolosa sulla cerniera e anche la regolazione dell’archetto, a pistone, è fluida e incredibilmente precisa. Apple ha avuto come sempre un paio di intuizioni geniali, e la prima è il cuscinetto magnetico, facilissimo da sostituire. Nessuna vite, nessun incastro, quando saranno usurati si potranno cambiare in un secondo.

La seconda intuizione è l’archetto con tessuto, praticamente un “non archetto” visto che sembra quasi non esserci punto di contatto nella zona superiore della testa. Parte del peso viene infatti distribuito attorno alle orecchie, con le AirPods che risultano dopo molte ore comodissime e fresche. Se c’è una cosa che sicuramente è stata studiata alla perfezione questa è l’ergonomia, anche se questa è come sempre soggettiva: le cuffie non sono leggere ma parte del peso viene scaricato dalla pressione dei padiglioni attorno alle orecchie. Premono molto, ma non danno fastidio, e la pressione aiuta anche ad ottenere un’ottima cancellazione di rumore passiva. Chi ha una tasta dalla forma stretta e allungata le troverà molto comode, ma per chi ha una testa tonda la pressione potrebbe apparire eccessiva, e forse avrebbe preferito scaricare un po’ di peso sull’arco. D’estate, con padiglioni caldi e soffici come quelli delle AirPods Max, chi ha una testa abbastanza tonda potrebbe trovarle eccessivamente fastidiose. Vanno provate.

L’unico dubbio che ci viene, analizzando in modo certosino la meravigliosa costruzione, è sul fronte dei materiali: la retina che viene usata per l’archetto, geniale nella sua concezione, a nostro avviso è molto delicata. E’ un tessuto sintetico, che la custodia in dotazione (terribile) non protegge e che sembra anche complessa da sostituire.

C’è poi un dettaglio che solo il tempo potrà chiarirci: Apple ha scelto di inserire una regolazione della dimensione “clickless”, ovvero senza scatti: è un pistone continuo che oggi sembra molto rigido e preciso, ma non sappiamo se questa robustezza resterà tale anche dopo qualche anno, o se si lascerà andare rendendo necessaria una continua regolazione.

Sulla custodia in dotazione stendiamo invece un velo pietoso: la parte più delicata delle cuffie è la retina e la custodia non la protegge affatto. Avremmo preferito un qualcosa di totalmente chiuso, soprattutto se il bene da proteggere sono un paio di cuffie da 629 euro.

Praticità, riduzione del rumore e qualità audio. In rigoroso ordine

L’assenza di un jack audio è un altro chiaro messaggio inviato da Apple: le AirPods Max non sono un prodotto per audiofili in senso stretto, non sono fatte per ascoltare musica hi-res audio. Sono semplici cuffie nate per ascoltare la musica wireless ai tempi dello streaming. Non è stato pensato un codec audio hi-res, c’è solo l’AAC (oltre al codec di base), e non ci sono accorgimenti specifici che strizzano l’occhio a chi sceglie la cuffia per la migliore qualità possibile.

Sul mercato ci sono decine di cuffie pensate per chi vuole la massima qualità audio, anche più economiche di queste. La possibilità di collegamento analogico ovviamente esiste, ma è un cavetto adattatore che dev’essere acquistato a parte a 39 euro. Non si può usare l’adattatore che Apple ha dato per anni con gli iPhone: questo infatti dispone di un convertitore digitale analogico che prende l’audio degli iPhone e lo porta alle cuffie, mentre il cavo che Apple vende per le Max lavora in senso inverso, prende l’analogico e lo trasforma in digitale. Il cavo integra un piccolo convertitore ADC che converte tutto in AAC, è una sorta di cavo attivo con una doppia conversione interna che non è affatto indicato per chi cerca il massimo della qualità. E’ un accessorio che può risolvere alcuni problemi, come la necessitò di usare le cuffie su un aereo con il sistema di intrattenimento di bordo, ma niente di più. Neppure il cavo USB Type C – Lightning permette di collegare le cuffie al MacBook per la trasmissione audio: si usa sempre il bluetooth.

Apple ha scelto di realizzare un paio di cuffie per l’audio compresso AAC, cuffie da usare in mobilità che hanno essenzialmente due priorità:la cancellazione del rumore e la comodità di utilizzo. Quest’ultima è garantita da iOS o macOS, dando infatti per scontato che chi compra queste cuffie lo fa perché le inserisce in un ecosistema Apple: il collegamento è istantaneo, e il passaggio da un dispositivo ad un altro per le chiamate, i video o la musica è fluido e immediato. Si può passare dal Mac ad una telefonata su iPhone all’iPad senza neppure premere un tasto: l’audio viene sempre reindirizzato alle cuffie.

La cancellazione del rumore è eccellente, forse interpretata anche troppo bene: rispetto alle AirPods Pro sulle Max c’è il vantaggio della cuffia totalmente chiusa, con i cuscinetti che isolano e questo garantisce già un ottimo isolamento anche senza il circuito di cancellazione attivo. L’isolamento passivo rende indispensabile la funzione di trasparenza, che come sulle AirPods Pro funziona davvero bene. Abbiamo indossato le cuffie per una settimana nel nostro viaggio abituale in ufficio, e abbiamo apprezzato la cancellazione del rumore sui mezzi pubblici e sui treni: funziona davvero bene. Crea un leggerissimo effetto “tappo”, quando la si attiva si ha la sensazione di risucchio nel vuoto, ma rispetto alle AirPods Pro e ad altre cuffie con riduzione del rumore l’attivazione del circuito NR non influisce troppo sulla resa sonora e ha una base di rumore di fondo bassissima. Durante il viaggio abbiamo apprezzato in modo particolare la ghiera per la regolazione del volume: anche se è una ghiera fisica, fa parte di quella che può essere definita interfaccia utente ed è assolutamente comoda. Tra tutte le cuffie provate, solo le cuffie Microsoft Surface, con le loro ghiere, offrono una pari comodità nella regolazione del volume.

C’è poi l’audio. L’abbiamo ascoltata in diversi e confermiamo che non si tratta di una cuffia per l’ascolto hi-end: ci sono cuffie come le B&W PX7 che suonano meglio, sono più orientate all’ascolto audio. Le AirPods Max tengono molto bene anche ad alto volume, hanno un livello di distorsione davvero ridotto e una resa soddisfacente ma con un budget di 629 euro ci sono cuffie più precise. Suonano mediamente meglio di molte cuffie wireless da 300 euro, ma costano anche il doppio.

La timbrica è eccellente, così come il controllo sulle basse frequenze, quello che delude un po’ è la ricostruzione del fronte sonoro, non così aperta e precisa come ci si potrebbe attendere da cuffie di questo prezzo. Della qualità audio delle AirPods Max potremmo stare a parlare per giorni, ma non sarebbe neppure giusto farlo: come ormai uno smartphone non viene più giudicato e considerato solo per la ricezione e la qualità della telefonata, allo stesso modo una cuffia wireless è un qualcosa dove la qualità puramente musicale è solo uno dei parametri di scelta, e non è sempre il primo.

A 629 euro si possono comprare almeno cinque modelli di cuffie che suonano meglio delle AirPods Max (consigliamo le B&W), cuffie che hanno il collegamento a filo, che hanno un design più tradizionale e una custodia vera. Nessuna di queste però si integra così bene con iOS e macOS, ha i padiglioni che si sostituiscono in due secondi, una ghiera per la regolazione immediata del volume e una cancellazione del rumore così efficiente. E lo Spatial Audio, che abbiamo lasciato in fondo perché al momento funziona solo su pochissimi contenuti multicanale e tramite Apple TV e poche altre app. Se perdoniamo un leggerissimo ritardo audio dovuto probabilmente all’elaborazione, lo Spatial Audio è qualcosa di incredibile. Le prime volte che molte persone provavano le cuffie a riduzione del rumore restavano a bocca aperta per la sensazione “nuova” che si provava, il senso di vuoto. La stessa cosa avviene con l’audio spaziale: bastano pochi secondi giusti di colonna sonora Dolby Atmos su Apple TV per far ascoltare tramite cuffia un qualcosa di davvero diverso.

Rispetto alle AirPods Pro e alle altre AirPods, che hanno la custodia con ricarica integrata, le Max si ricaricano tramite USB Type C quando serve. L’autonomia è comunque più che buona, si superano le 15 ore senza problema in ogni condizione, e per la ricarica basta pochissimo, è super veloce.

La cuffia di Apple non è una cuffia per audiofili

Abbiamo utilizzato lo storico motto di Apple, Think Different, perché per valutare queste cuffie bisogna pensare in modo differente. Queste cuffie non sono nate per essere cuffie audiophile: avrebbero potuto esserlo, Apple poteva mettere un jack audio, poteva creare un codec hi-res, poteva fare quello che voleva, ma non lo ha fatto. Esistono altre cuffie sul mercato nate per quello, ma non esistono altre cuffie che invece si integrano con iOS e macOS come le Max. Sono cuffie che uniscono la comodità delle AirPods ad un confort eccezionale in termini di vestibilità, con una riduzione del rumore davvero ottima e una qualità audio buona, anche se non eccelsa come il prezzo potrebbe far pensare. Non sono le migliori cuffie mai ascoltate, e non avrebbero nemmeno potuto esserlo: nascono e muoiono con la musica compressa, e già questo taglia loro le gambe in partenza.

Il prezzo è un insieme di tutto questo: l’essere un paio di cuffie costruite con materiali di qualità e cura certosina, la tecnologia all’interno e l’essere un prodotto distintivo marchiato Apple, immediatamente riconoscibile. Il prezzo fa parte del gioco. Le AirPods Max sono ottime cuffie, comode, comodissime, suonano bene e la struttura chiusa aiuta molto nella cancellazione del rumore. L’audio spaziale è una gran cosa, restituisce una sensazione di spazialità degna del miglior audio surround, con l’aggiunta ovviamente dell’head tracking.

Il prezzo è di 629 euro, può essere giudicato alto e eccessivo ma la realtà è che sono andate esaurite quando sono state presentate e chi le ha ordinate ha dovuto attendere tre settimane. Una cuffia, come abbiamo scritto all’inizio, non ha un prezzo.