Il sito francese dedicato ai consumatori, 60 Millions de Consommateurs, ha testato alcuni auricolari “clone” delle Apple AirPods, mettendo in guardia non solo dalla scarsa qualità ma anche dalla potenziale pericolosità per la nostra salute di questo tipo di prodotti.
Come specificato dalla rivista, si tratta di prodotti spesso promossi da influencer e YouTuber come alternative economiche ma valide rispetto al prodotto originale, del quale a volte si limitano a riprodurre il design, mentre altre compiono un ulteriore passo in avanti incorporando addirittura imitazioni del chip Apple H1 che, tra le altre cose, si occupano di elaborare i dati raccolti da diversi sensori per “sapere” quando li stiamo indossando, così da attivare automaticamente il microfono o indirizzare l’audio a entrambi gli auricolari o solo a quello che si sta utilizzando.
Ai fini del test la redazione aveva ordinato sette diversi modelli di auricolari clone delle Airpods, ma di questi modelli soltanto quattro sono giunti in redazione, di cui uno si è rivelato sin da subito non funzionante. I risultati non hanno lasciato scampo: la qualità del suono è mediocre, con bassi totalmente assenti e alti eccessivamente acuti e striduli, ma ovviamente la – prevedibile – scarsa qualità dei prodotti, non rappresenta il problema principale. Uno dei tre modelli testati infatti si è rivelato anche pericoloso per l’udito dell’utente, con un volume massimo che supera di 10 decibel gli standard in vigore in Europa.
Il risultato non sorprende dunque, poiché è risaputo che spesso tali prodotti non soddisfano gli standard di sicurezza europei, e quindi non meraviglia nemmeno il giudizio espresso dal sito. 60 Millions de Consommateurs infatti non raccomanda nessuno dei tre dispositivi testati ed esorta anzi i consumatori a prestare la massima attenzione nell’acquistare le cuffie wireless, preferendo sempre i brand più conosciuti e rispettosi dei nostri standard di sicurezza. E pensare che su YouTube è estremamente facile reperire video e guide che insegnano come aggirare ad esempio i limiti sul volume massimo degli smartphone, imposto dalle normative europee, ignorando i possibili danni all’udito che ciò potrebbe comportare.